“Se Maometto fosse nato a Milano”, canta Colapesce. E allora, deve aver pensato Zavvo Nicolosi (regista della casa di produzione/collettivo Ground’s Oranges), possiamo mettere in scena l’Isis in Sicilia. Magari facendo ruotare il tutto attorno a una storia d’amore omosessuale, che si sviluppa fra le pieghe di un quotidiano quasi familiare (il karaoke, le sigarette, i videogiochi), eppure violentissimo.
Provocatorio nelle premesse, ma narrativamente limpido, scorrevole, quasi “spontaneo” e forse proprio per questo ancora più incendiario, Maometto a Milano ci mostra come l’audiovisivo italiano stia un po’ alla volta trovando un terreno fertile nel campo videomusicale, con una storia difficile da immaginare in un altro contesto produttivo. E in tutto questo Nicolosi&Co meritano molto credito.