Motion control e specchi per un inpnotico trip. In Bitter Parts, la cantautrice olandese Joya Mooi è chiusa dentro un claustrofobico pentagono di specchi che moltiplicano la sua figura all’infinito come se la guardassimo da un caleidoscopio. Con l’artista costretta al confronto con sè stessa, il regista Michael Middelkoop sembra quasi aver voluto raccontare metaforicamente il lockdown.
L’ispirazione viene però direttamente dal brano: «Bitter Parts parla di fare i conti con le parti meno piacevoli di te stessa», racconta infatti Mooi a Clash, mentre Middelkoop spiega di aver voluto «esplorare i temi della canzone creando questo infinito, inevitabile riflesso di Joya. Un occhio onniveggente in una stanza onniveggente, che mette in mostra tutte le parti, sia quelle belle che quelle “amare”».